Associazione Opera Pia Purgatorio di Bitetto

Storia, cultura e tradizione della città di Bitetto

La nostra storia

Note storiche

La “Congrega del Purgatorio sotto il titolo di Sant’Anna” fu eretta nel 1636 nell’omonima cappella all’interno della cattedrale di Bitetto; nello stesso anno, Sigismondo Taddei, vescovo di Bitetto, ne approvò le Regole. Al momento dell’istituzione gli iscritti erano sedici: dodici laici e quattro ecclesiastici. Il 24 agosto 1780, re Ferdinando IV concesse all’opera pia il Regio assenso sulle regole; da queste ultime si evince che i componenti della stessa dovevano essere galantuomini, dottori in legge, medici, speziali e notai.
Nella seconda metà del XVIII secolo, dopo alterne vicende, furono completati i lavori del nuovo cappellone del Purgatorio e dell’oratorio, ancora oggi sede dell’associazione.
Da una delibera del 19 novembre 1815 si evince che i confratelli non avevano ancora un loro abito caratteristico infatti durante l’assemblea viene proposto e approvato il capitolo 7 “Per la vestizione dei fratelli” che riporta “Come la nostra congrega non ancora tiene la sua vestitura, così la medesima dovrà essere, nel modo seguente, camice, cappuccio bianco, cingolo verde, fascia nera di velluto nero trinata d’oro, con in petto la testa di morte, al fianco sinistro un cappello di Nobiltà nera”.
Tra le funzioni di culto esercitate dalla confraternita ricordiamo in particolare: l’ottavario in suffragio dei defunti (otto celebrazioni eucaristiche per le anime purganti), il settenario in onore della Madonna Addolorata (sette celebrazioni eucaristiche in ricordo del miracolo operato dalla Vergine che nel 1747 fece rifiorire i mandorli le cui gemme erano state bruciate da un’intensa gelata).
Sin dalla sua fondazione, la confraternita godette di ingenti disponibilità economiche grazie ai numerosi lasciti e donazioni da parte degli stessi confratelli; ciò permise di compiere numerose opere di carità tra cui i cosiddetti “dotaggi alle zitelle povere”.
Nel 1869 fondò il Ricovero di mendicità di Bitetto e dal 1871 divenne unica amministratrice dell’Ospedale civile dello stesso comune. Quest’ultimo, sorto nel 1866 presso l’ex convento dei frati francescani era stato gestito fino a quel momento insieme al municipio di Bitetto, all’opera pia Santissimo Sacramento e al Monte di Pietà. L’Ospedale accoglieva “i poveri infermi dell’uno e dell’altro sesso, nati e domiciliati in Bitetto, sì per malattie acute come per le croniche”. Il Ricovero di mendicità, invece, aveva come scopo quello di accogliere “i poveri d’ambo i sessi, nati e domiciliati da dieci anni nel comune di Bitetto, che la età inoltrata, ovvero una malattia qualunque avrà resi impotenti al lavoro”; esso non aveva alcun reddito proprio ma dipendeva dal Purgatorio e dal Monte di pietà.
Per tutto il XX secolo il pio sodalizio ha continuato ad operare prevalentemente nell’ambito di attività di culto e di beneficenza.
Nel 2011 l’Opera pia Purgatorio viene trasformata in Associazione con personalità giuridica di diritto privato.

Per approfondire la nostra storia

Lino Fazio, Gli Affratati di Bitetto

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3 Comments

  1. Occhiogrosso Donato 9 novembre 2016

    Si comunica un interessante, seppur breve, appunto storico, di una suora, molto nota a Bitetto (BA), di cui mi lega il caro ricordo di essere stato curato e guarito per la ferita ad una gamba, alla tenera età di otto anni circa. Sono convinto che i miei coetanei e compaesani più anziani ricorderanno bene l’opera indefessa esercitata con grande bontà da Suora CLELIA, nell’antico Ospedaletto gestito dalla nostra Opera Pia del Purgatorio.
    Suor Clelia Rainini (1892-1955): nata a Trezzo sull’Adda, trasferitasi a Bitetto nel 1946 ha assistito poveri e sofferenti nell’ospizio di mendicità e nell’infermeria che l’Opera Pia Purgatorio di Bitetto aveva istituito fin dal 1895.
    Notizie rilevate dal sito web:” http://ioprimadime.com/grande-guerra-rainini” ad opera dell’autore: Cristian Bonomi (archivista e ricercatore)

  2. Occhiogrosso Donato 18 aprile 2017

    (Dal blog personale http://gdibenedetto.blogspot.it/2011/03/il-profgiuseppe-dibenedetto.html)

    Per gli appassionati della materia, con vivo piacere si riportano di seguito, per quanto di interesse, frammenti sulla storica vita confraternale ed in particolare, alle pagine nn.8 e 20 è menzionata l’Associazione Opera Pia del Purgatorio di Bitetto. (Ricerca a cura del socio OCCHIOGROSSO Donato).
    Fonti documentarie per la storia delle Confraternite Laicali nel XIX secolo conservate nell’Archivio di Stato di Bari *

    Testo di Giuseppe Dibenedetto.

    La ricerca delle fonti per la storia delle confraternite laicali, come ogni ricerca di carattere storico che si effettua negli Archivi di Stato, va perseguita prendendo conoscenza dell’attuale struttura dell’Amministrazione archivistica nel territorio e successivamente indagando sull’avvicendarsi delle magistrature competenti nel corso degli anni.

    Il d.p.r. 30 settembre 1963, n. 1409, prevede un istituto archivistico in cui conservare il patrimonio archivistico proveniente dagli Stati preunitari, i documenti prodotti dagli organi periferici dello Stato Italiano, e ancora, gli archivi e i documenti dei quali lo Stato sia venuto in possesso per donazione, per acquisto o per altro titolo.
    La documentazione per la storia delle confraternite va ricercata negli archivi di tali sodalizi, negli archivi ecclesiastici, e nei fondi archivistici degli organi statali aventi competenza in materia di beneficenza pubblica.

    L’amministrazione dei luoghi pii laicali, come è noto, fu a lungo contesa tra potere politico e autorità ecclesiastica. Nel Regno di Napoli la materia venne sistemata con il concordato del 2 giugno 1741 tra la Santa Sede e Carlo III di Borbone. Il capo V del concordato stabilì che gli ordinari diocesani potessero visitare i luoghi pii laicali, amministrati da laici, quo ad spiritualia tantum, e designare una persona per intervenire ogni anno, con i deputati competenti, nella revisione dei conti degli amministratori. Su tali amministrazioni doveva vigilare un Tribunale misto sedente in Napoli e composto da cinque membri, tre ecclesiastici e due laici, eletti rispettivamente dal Sommo Pontefice e dal sovrano [1].
    Nei primi momenti dell’occupazione militare francese tutte le istituzioni soggette al Tribunale misto furono ritenute ecclesiastiche ed ebbero i beni confiscati. In seguito con i rr.dd. 31 luglio 1806, n. 126 [2] e 13 settembre 1808, n. 171 [3], fu attribuita al ministero dell’interno la vigilanza sogli stabilimenti di assistenza e beneficenza e si provvide a riparare le perdite sofferte in conseguenza dei provvedimenti eversivi.

    Nelle province l’amministrazione della beneficenza venne affidata, con r.d. 16 ottobre 1809, n. 493, agli intendenti, assistiti da una “Commissione degli ospizi” composta dall’ordinario diocesano e da tre probi cittadini [4]. Il medesimo decre¬to istituì in ogni comune una Commissione di beneficenza per amministrare le istituzioni locali. A tali consessi furono sottoposti anche i luoghi pii laicali con r.d. 2 dicembre 1813, n. 1987 [5].

    Al ritorno dei Borboni in Napoli, seguendo un metodo adottato in altre mate¬rie, fu conservato, con opportuni adattamenti, quanto aveva già dato buona pro¬va durante l’occupazione militare.
    Validissime istituzioni parvero le commissioni degli ospizi e le commissioni amministrative comunali: tali collegi furono conservati con r.d. 1 febbraio 1816, n. 269, decreto che confermò provvisoriamente la normativa francese [6].

    Il funzionamento delle commissioni provinciali, denominate Consigli gene¬rali degli ospizi, e delle commissioni amministrative comunali fu disciplinato dal¬le “Istruzioni per l’amministrazione degli stabilimenti di beneficenza e dei luoghi pii laicali del Regno”, emanate dal ministero degli Affari Interni il 20 maggio 1820. Le “Istruzioni”, formate da 158 articoli, rimasero in vigore, con minime integra¬zioni, fino alla unità e costituirono la legge generale sulla beneficenza pubblica [7]. Ai Consigli generali degli ospizi era affidata la vigilanza, la tutela e la direzione degli stabilimenti di beneficenza e dei luoghi pii laicali.

    I Consigli generali, composti dall’Intendente (che ne era presidente), dall’or¬dinario della diocesi del capoluogo, da tre consiglieri scelti fra i possidenti distin¬tisi per opere di pietà e da un segretario, erano dunque organi di controllo e le loro attribuzioni riguardavano “tutta la parte amministrativa, economica e disci¬plinare” (art. 24 delle citate Istruzioni).

    Nell’esercizio di tale vigilanza spettava ai Consigli generali confermare la nomina degli amministratori e sorvegliare sulla loro condotta, provocandone, ove conveniente, la destituzione. Le Istruzioni prescrivevano che i Consigli generali uniformassero la procedura delle locazioni, degli appalti e delle forniture alla legge sull’amministrazione civile del 12 dicembre 1816, n. 570. Rientrava nelle competenze di tali collegi riesaminare i contratti di enfiteusi e di mutuo, curando i reimpiego dei capitali recuperati in rendite iscritte nel Gran libro del debito pubblico; richiedere, con motivato rapporto, l’autorizzazione ministeriale ad alienare proprietà o diritti reali e ad accettare donazioni e legati; stabilire l’imposizione di ratizzi ossia di contributi a carico di ogni istituzione per finalità di beneficenza concernenti l’intera provincia.

    Compito fondamentale era l’esame degli stati discussi: i progetti predisposti dalle commissioni comunali venivano trasmessi con le osservazioni del Consiglio, al ministro degli Affari Interni per l’approvazione.
    Altre disposizioni riguardavano la vigilanza che i Consigli dovevano esercitare sull’esecuzione degli stati discussi e le speciali cautele da adottare per evitare abusi e disordini nella distribuzione di elemosine. I Consigli degli ospizi potevano concludere accordi bonari e transazioni nelle liti promosse contro gli amministratori dei luoghi pii, salva l’autorizzazione del ministero dell’interno, sentito il Consiglio d’Intendenza. Spettava sempre ai Consigli richiedere le autorizzazioni ministeriali “”per stare in giudizio”. Erano pienamente subordinate al regime dei Consigli generali degli ospizi, le arciconfraternite, le confraternite e le congregazioni laicali nei confronti delle quali l’autorità ecclesiastica era limitata alle materie morali e disciplinari.

    Restavano, tuttavia, escluse dall’applicazione delle Istruzioni le confraternite e le pie adunanze la cui rendita constava delle sole oblazioni o prestazioni dei confratelli: le autorità amministrative potevano intervenire esclusivamente in caso di “doglianze” prodotte dagli interessati, come stabilito dal citato r.d. 1 febbraio 1816, n. 269 [8].

    Occorre comunque evidenziare che l’autonomia organizzativa riservata alle confraternite dal decreto del 1816 e dalle Istruzioni del 1820 venne in pratica limitata dal regolamento dell’8 marzo 1825, predisposto dalla Consulta dei reali dominii di quà del faro. Tale regolamento disciplinava minuziosamente ogni at¬tività delle confraternite e prescriveva perfino le fogge delle vesti e i distintivi che i sodali dovevano indossare durante le funzioni religiose.
    Dopo l’unificazione italiana, la legge 3 agosto 1862, n. 753, conferì una disciplina unitaria alla materia della beneficenza pubblica. Nella circolare illustrativa del 23 dicembre 1862, il ministro dell’interno Rattazzi sottolineava che la nuova legge, informata a principi decentralizzatori, si prefiggeva “di sottrarre le Opere Pie dalla intemperante influenza governativa e dal vassallaggio verso altri poteri, per condurle sotto il regime dei loro legittimi amministratori” [9].

    In virtù di tale legge, nelle province meridionali i Consigli generali degli ospi¬zi furono sostituiti dalle Deputazioni provinciali [10]. Vennero ugualmente disciolte le commissioni comunali di beneficenza, surrogate nei loro compiti dalle Con-gregazioni di Carità [11].
    L’ingerenza governativa fu attuata dalle Deputazioni Provinciali mediante l’ap¬provazione dei bilanci preventivi e consuntivi; l’ordinaria vigilanza sulle gestio¬ni, con facoltà di sciogliere le amministrazioni e sospendere i commissari e, infine, attraverso la verifica dello stato patrimoniale delle istituzioni di beneficenza pubblica [12].

    Le Congregazioni di Carità amministravano i beni destinati genericamente in forza di legge a favore dei poveri e quando, nella costituzione di un pio legato, non veniva indicata l’istituzione beneficiaria, d qualora la persona designata a de-terminarla non accettava l’incarico [13].

    La legge del 1862 si rivelò ben presto inadeguata alle mutate condizioni socia¬li. Vennero elaborati vari progetti di riforma, tendenti a riordinare organicamen¬te tutta la materia della pubblica beneficenza, ma non si concretizzarono in legge.
    Notevoli mutazioni alla precedente autonomia delle istituzioni di pubblica be¬neficenza furono introdotte dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972, nota come “Leg¬ge Crispi”. La normativa crispina previde forme di ingerenza governativa assai penetranti come la concentrazione nella Congregazione di Carità di Opere Pie affini [14] e la possibilità di riforma del fine se non più rispondente ai bisogni pubblici [15].

    L’organo competente all’esercizio del controllo di legittimità era il Prefetto, il quale poteva pronunciare, con decreto motivato, l’annullamento delle deliberazioni o dei provvedimenti che contenessero violazioni di legge [16]. Il controllo di merito era esercitato dalla Giunta Provinciale Amministrativa con l’approva-zione di bilanci, di locazioni ultranovennali, di trasformazioni patrimoniali, di pian¬te organiche dei dipendenti, di regolamenti interni di amministrazione [17].

    L’Archivio di Stato di Bari conserva le carte amministrative e contabili relati¬ve alle Opere Pie di Terra di Bari, soggette alla tutela e alla vigilanza dello Stato. Come si evince dall’excursus storico istituzionale, numerose sono state le mo¬dificazioni introdotte dai provvedimenti legislativi, soprattutto in ordine all’or¬gano titolare della potestà di controllo e alle attribuzioni ad esso devolute.

    Il fondo, originariamente più cospicuo, subì gravi perdite durante l’occupa¬zione alleata. Negli anni passati si è provveduto al riordinamento delle serie “Am¬ministrazione” e “Contabilità”, attribuendo al Consiglio generale degli ospizi la documentazione prodotta fino al 1862.

    Il materiale documentario della Deputazione Provinciale della Prefettura e della Giunta Provinciale Amministrativa costituisce invece il fondo Prefettura, Opere Pie, ugualmente distinto in due serie “Contabilità” e “Carte amministrative”.

    Una recente ricognizione operata nel fondo Prefettura, Opere Pie, Contabi¬lità ha permesso l’individuazione di materiale documentario prodotto da magi¬strature precedenti. Ricordiamo a titolo di esempio, gli stati discussi approvati nel 1805 dal Tribunale misto; i budget approvati nel 1812 dal ministro dell’Inter¬no su rapporto del Consiglio generale degli ospizi di Terra di Bari che, in virtù del r.d. 1809, n. 493, era incaricato dell’esecuzione; gli stati discussi quinquen¬nali predisposti dalle commissioni amministrative e approvate dal ministro del¬l’Interno per l’arco di tempo che va dal 1818 al 1860, in serie cronologica alquanto lacunosa.
    Gli atti di contabilità, ossia stati discussi, bilanci preventivi e consuntivi an¬nuali, documenti per la liquidazione dei conti, non sono aridi elenchi numerici, ma adeguatamente studiati, offrono preziosi dati riguardanti la consistenza dei patrimoni amministrati e la gestione dei beni posseduti.

    Per quanto attiene i fondi rustici è possibile individuare il toponimo, l’esten¬sione, la coltura e il tipo di conduzione (diretta, locazione, enfiteusi), la durata degli affitti, l’ammontare degli estagli, tutti dati preziosi per la storia dell’agricol¬tura meridionale.
    L’attività creditizia svolta dalle confraternite è puntualmente documentata dal¬l’annotazione di tutti i debitori per censi bollari, con la specificazione del capita¬le concesso e dei canoni annui riscossi.

    Dalle spese di culto è possibile rilevare agevolmente testimonianze attinenti alla devozione, alla spiritualità, alle pie pratiche che caratterizzano le confraterni¬te, distinguendole da altre associazioni.
    Questa devozione costituita da preghiere, liturgie, canti, ma anche da manife¬stazioni non prettamente spirituali, quali la solennizzazione delle feste con con¬certi bandistici e fuochi pirotecnici, merita un’analisi più attenta e scevra da pre¬giudizi da parte della storiografa.

    I compensi corrisposti al padre spirituale e ai predicatori invitati durante la Quaresima e in occasione della commemorazione dei defunti, testimoniano l’at¬tività catechistica e didattica, la pratica della meditazione promosse dalle confra¬ternite.
    Le spese di beneficenza, quali la distribuzione di elemosine, l’assegnazione di maritaggi in favore di fanciulle orfane, la somministrazione di medicamenti agli ammalati indigenti, permettono di rilevare l’esercizio delle opere di misericor¬dia, uno dei punti cardine della vita delle confraternite.
    Passando ad esaminare le carte amministrative, bisogna evidenziare che la do¬cumentazione relativa a ciascun sodalizio è raggruppata nelle seguenti categorie: Istituzione, regole, statuti; Personale; Affitti, censuazioni; Affranchi, impiego di capitali; Alienazioni, cessioni, permute; Disposizioni testamentarie, donazioni, la¬sciti; Giudizi e Liti; Lavori.

    La prima categoria comprende una ricca raccolta di statuti, muniti di regio assenso, risalenti alla seconda metà del XVIII secolo, arricchita dalle trasforma¬zioni ed integrazioni avvenute nel corso degli anni. Gli atti relativi alla nomina degli amministratori, scelti dai sodali riuniti in ca¬pitolo, denotano l’estrazione sociale dei confratelli e il profondo inserimento delle confraternite nella vita della società e della Chiesa.

    Il materiale documentario relativo all’amministrazione e all’incremento del pa¬trimonio raccoglie le pratiche riguardanti le subaste per l’affitto dei beni immobi¬li, le richieste di autorizzazione ministeriale alla censuazione di terreni o all’accettazione di pii legati. La documentazione relativa ai giudizi e alle liti esprime lo spirito, a volte liti¬gioso, diffuso fra queste associazioni e manifestato non solo per motivi di inte¬resse, come il recupero di un creditori [18] o di un vano prestigio quali le annose controversie per la precedenza nelle processioni [19], ma anche per desiderio di giustizia.

    Nell’ultima categoria, i lavori, sono raccolte le pratiche relative a restauri di immobili urbani e di case rurali. Frequenti sono anche le notizie riguardanti i re¬stauri o i rifacimenti di altari e cappelle (Cfr. ad esempio Consiglio generale degli ospizi, Carte amministrative, b. 73, fasc. 1197 rela¬tivo alla costruzione dell’altare di marmo e a vari restauri alla chiesa della confraternita del Purgatorio di Bitetto (1851 1872). Per l’esecuzione di tali lavori ci si ri¬volgeva a tecnici e maestranze locali. I manufatti artistici come tele, statue, altari in marmo e piastrelle decorate per pavimentazione venivano spesso commissio¬nate ad artisti operanti in Napoli [21]. A conclusione della panoramica sugli archivi prodotti dalle magistrature com-petenti in materia di beneficenza pubblica, appare chiaro che tale documentazio¬ne offre elementi utili a ricostruire la vita delle confraternite di Terra di Bari nel XIX secolo.

    * In Le Confraternite Pugliesi in età moderna 2. Atti del Seminario Internazionale di Studi, Bari 27-28-29 aprile 1989, Fasano 1990, pp. 229-235.

    [1] V. GILIBERTI, Polizia ecclesiastica del Regno delle Due Sicilie. Opera nella quale si espongono tutte le disposizioni in vigore emesse in materie ecclesiastiche dalla fondazione della Monarchia fino ai nostri giorni e che serve d’introduzione agli atti emanati dopo la pubblicazione del Concordato del 1818, Napoli 1845, p. 277

    [2] L’art. 3 del suddetto decreto recita: “Saran tenuti di render conto all’amministrazione generale de’ de-mani tutti gli amministratori de’ luoghi pii, cappelle, e fondazioni laicali; essi continueranno nell’am-ministrazione di tali beni fino a tutto il mese di dicembre prossimo, se prima non son venduti: se non sono venduti a quest’epoca, saranno amministrati come gli altri beni dello Stato”, in Collezione degli editti, determinazioni, decreti e leggi di S.M. da’ 15 febbraio A’ 31 dicembre 1806, Napoli, p. 246.
    [3] L’art. I del decreto sancisce: “Sono compresi tra le attribuzioni del nostro Ministro dell’interno tutt’i luoghi, e corporazioni composte, dirette, ed amministrate da’ laici, per lo esercizio di pubblico bene”, in Bullettino delle Leggi del Regno di Napoli Anno 1808, Da luglio fino a tutto dicembre, Napoli, p. 525.
    [4] Il decreto all’art.1 stabilisce: “Vi sarà in ogni provincia un Consiglio generale di amministra¬zione incaricato di sopravvegghiare a tutti gl’interessi degli ospizi, ospedali e degli altri stabilimenti ch’esistono nelle Comuni e che sono destinati al sollievo de’ poveri, degli ammalati e de’ proietti” e all’art.2 precisa: “Questo Consiglio sarà presieduto dall’Intendente, e verrà composto dal vescovo o dall’ecclesiastico che ne sosterrà le veci, e da tre membri nominati da Noi dietro la proposta dell’In-tendente e scelti tra i proprietari del capoluogo della provincia e più distinti pel loro carattere benefi¬co. Le di loro funzioni saranno gratuite. Vi sarà inoltre un segretario”, in Bullettino delle leggi del Regno di Napoli Anno 1809. Da luglio a tutto dicembre, Napoli, pp.996 997.
    [5] L’art.6 stabilisce: “L’amministrazione de’ beni e la direzione immediata delle opere di ciascun luogo pio sarà confidata alle commissioni amministrative create con nostro decreto de’ 16 ottobre 1809, dove esse trovansi stabilite: e dove non vi sono tali commissioni, sarà formata a tal uopo, a norma del decreto medesimo, una commissione comunale di tre membri”, in Bullettino delle Leggi del Regno Anno 1813. Da luglio a tutto dicembre, Napoli, p.272.

    [6] L’art. l del decreto recita: “I Consigli degli ospizi installati nelle provincie del nostro regno per soprintendere alle amministrazioni degli stabilimenti di pietà e de’ luoghi pii laicali continueran¬no nelle loro funzioni, secondo i regolamenti che sono provvisoriamente in vigore: salvo le modifi¬cazioni che il nostro Segretario di Stato Ministro dell’interno è autorizzato ad apporre”, in Collezione delle Leggi e Decreti Reali del Regno di Napoli Anno 1816, Napoli 1816, I Sem., p.110

    [7] Cfr. P. PETITTI, Repertorio amministrativo ossia collezioni di leggi, decreti, reali rescritti, mi¬nisteriali di massima, regolamenti ed istruzioni sull’amministrazione civile del Regno delle Due Sicilie, 6a ed., Napoli 1856, vol. l. p.204 e ss.

    [8] L’art.8 del decreto recita: “Le disposizioni contenute negli art.6 e 7 del presente decreto non sono applicabili a quelle confraternite e pie adunanze, le quali non possedendo fondi o rendite, am¬ministrano semplicemente le loro prestazioni o oblazioni. La visura de’ conti di questi stabilimenti si eseguirà innanzi a’ razionali eletti dalle stesse corporazioni, secondo le regole: e le autorità ammini¬strative non potranno procedere se non nel semplice caso di gravami o doglianze che verranno pro-dotte dagl’interessati”, in Collezioni delle Leggi e Decreti Reali del Regno di Napoli Anno 1816, I Sem., Napoli 1816, p.111.

    [9] Cfr. voce Opere pie a cura di A.Cicotero in Novissimo Digesto Italiano, vol. XI, Torino 1968, p.1013.
    [10] L’art. 14 della Legge sull’amministrazione delle Opere pie stabilisce: “Ogni Opera pia è posta sotto la tutela della rispettiva Deputazione provinciale”, in Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, Anno 1862, Torino, vol. IV, p. 1670.
    [11] Cfr. ibidem, art. 26, p. 1673.
    [12] Cfr. ibidem, artt. 15 18, pp. 1670 1671.
    [13] Cfr. ibidem, art. 29, p. 1674.
    [14] L’art. 54 della Legge sulle istituzioni pubbliche di beneficenza recita: “Sono concentrate nella congregazione di carità le istituzioni elemosiniere. Debbono pure essere amministrati dalla congrega¬zione di carità i fondi delle altre istituzioni che siano destinati ad elemosina, fatta eccezione per quelli che servono ad integrare o completare altra forma di beneficenza esercitata da istituzione non sotto¬posta a concentramento”, in Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, anno 1890. Roma 1890, vol. 98, p. 2935.
    [15] L’art. 70 stabilisce: “Le istituzioni contemplate dalla presente legge, alle quali sia venuto a man¬care il fine, o che per il fine loro più non corrispondono ad un interesse della pubblica beneficenza, o che siano diventate superflue perché stasi al fine medesimo in altro modo pienamente e stabilmen¬te provveduto, sono soggette a trasformazione…”, ibidem, p. 2942.
    [16] Cfr. ibidem, art. 44, p. 2931.
    [17] Cfr. ibidem, artt. 35 40, pp. 2928 2929.
    [18] Vedi ad esempio Consiglio generale degli ospizi, Carte amministrative, b. 49, fasce. 718 721 relativi a giudizi di esproprio contro diversi debitori della congregazione del Santissimo Sacramento in S. Nicola di Andria (1834 1865) e cfr. anche Prefettura, Opere Pie, Carte amministrative, b. 48 fascc. 1439 1442 relativi a giudizi intentati dalla confraternita del Santissimo Rosario di Bitonto con¬tro diversi debitori di annualità di censo (1873 1877).
    [19] Cfr. ad esempio “Vertenza sorta tra la confraternita dei Santissimi Martiri Mauro, Sergio e Pan¬taleone di Bisceglie contro il Comune per l’ordine di precedenza nella processione” in Consiglio ge¬nerale degli ospizi, Carte amministrative, b. 70, fasc. 1138 e vedi anche Prefettura, Opere Pie, Carte amministrative, b.36, fasc. 804 relativo alla causa intentata dalla congrega del Santissimo Sacramen¬to di Bari contro la congrega di S. Giuseppe per la precedenza (1887).

    [20] Cfr. ad esempio Consiglio generale degli ospizi, Carte amministrative, b. 73, fasc. 1197 rela¬tivo alla costruzione dell’altare di marmo e a vari restauri alla chiesa della confraternita del Purgatorio di Bitetto (1851 1872) e vedi anche Prefettura, Opere Pie, Carte amministrative, b. 54, fasc. 1694 relativo ai lavori di restauro fatti nella chiesa di S. Antonio Abate dalla congrega del Santissimo Sacra¬mento di Capurso (1871 1872).
    [21] Cfr. Consiglio generale degli ospizi, Carte amministrative, b. 25, fasc. 197 relativo all’acqui¬sto della statua della Santissima Vergine Immacolata da parte dei confratelli della congrega dell’Im¬macolata Concezione di Acquaviva (1856 1857).

  3. Occhiogrosso Donato 20 aprile 2017

    Stralcio di notizie storiche sulla città di Bitetto (ricercate e riproposte, a stralcio, dal socio dell’Opera Pia del Purgatorio di Bitetto “Donato Occhiogrosso” nell’aprile 2017).

    T i t o l o

    SERIE CRITICA DEI SACRI PASTORI BARESI

    Storia corretta, accresciuta e illustrata da Michele GARRUBA arcidiacono della stessa Chiesa di Bari

    BARI, TIPOGRAFIA FRATELLI CANNONE – Edito Anno 1844.

    Bitetto città posta in questa provincia di Terra di Bari nel distretto capoluogo , dista circa otto miglia da Bari , ed e residenza di un Regio Giudice circondariale.

    Si vuole di origine antichissima coeva a Bitonto; ma non se ne hanno notizie sicure. Credesi di essere stata soggetta a varie vicende in guisa che si dice di essere stata distrutta a tempi dell’ Imperatore Ludovico II., vale a dire circa la metà del secolo nono; e dicesi pure di essere stata maltrattata da’ Saraceni ver so la fine dello stesso secolo; ma non si hanno testimonianze, che sostengano tali asserzioni. Vero è bensì che la troviamo menzionata ne’ primi anni del secolo undecimo, allorché nelle vicinanze della medesima diede battaglia a’ Greci il nostro valoroso Melo. (1)

    Molto ebbe a soffrire da Guglielmo il Malo, e poi da Corrado figliuol di Federico , ed infi ne anche nella invasione degli Ungari guidati dal Re Ludovico contro la Regina Giovanna, cui Bitetto erasi mantenuta fedele (2) Verso la fine del secolo decimoquinto, e poi sul cominciare del decimosesto fu attaccata dalla peste, che menomonne di molto la popolazione, la quale oggigiorno eccede di poco il numero di cinque mila abitanti(3). Questa città subì anch’ essa il giogo della feudalità, e lungo catalogo de’ suoi Baroni può leggersi nel Dizionario geografico del Giustiniani. Ma dal novero de’ feudatari Bitettesi dev’ essere escluso il nostro Arcivescovo cui si dice conceduta quella città nell’ anno 1304; dappoichè la carta, che si èccitata dal Giustiniani anzi chea Bitetto, è da riferirsi a Bitritto il quale, per quanto si è potuto scorgere da ciò che si è detto nel corpo dell’opera, e come di qui a capo meglio vedremo, fu dato in feudo al la nostra Mensa arcivescovile fin dagli ultimi anni dell’ undecimo secolo.

    Il territorio di Bitetto è quasi tutto coperto di olivi e mandorle che danno i principali prodotti del suolo, che gli abitanti estraggono con qualche profitto: non vi si fa molta industria di cereali, ed appena si raccoglie il vitto necessario alla popolazione. Sono apprezzati i suoi vini, special mente lo zagarese ed il moscata. Oltre della scuola primaria per i fanciulli la città ha pure una scuola secondaria, che a petizione di quelli abi tanti e per le zelanti premure dell’odierno Arcivescovo vi fu stabilita nell’anno 1831.(4) Sul finire del secolo undicesimo Bitetto avea la sua Cattedra Vescovile, ma la erezione della stessa sembra di essere stata posteriore all’ anno 1025; infatti Papa Giovanni XX. nella sua Bolla all’Arcivescovo Bisanzio non la comprese tra le Chiese sul raganee della nostra Sede Metropolitana (5): per l’ opposto essendovi stata annoverata dal Pontefice Urbano Il nella Bolla che comincia Quia nostris temporióus dell’ anno 1089(6), senza te ma di errore si può conchiudere che la fondazione della medesima sia da riporsi tra il 1926 ed il 1088.

    De’ suoi Vescovi non si ha memoria insino all’epoca del III Concilio celebrato in Laterano da Papa Alessandro III. nell’ anno 1179: negli atti di quella sacra e solenne Adunanza leggiamo per la prima volta un Paolo Balzo Vescovo Bitettese sottoscritto con altri nove sul raganei dopo il nostro Arcivescovo Bainaldo: e da questo Balla incominciò l’Ughelli la serie de’ Vescovi di Bitetto, e la protrasse insino a Gioacchino-Francesco Caprini, il quale resse quella Chiesa dall’anno 1718 insino all’ aprile del 1729(7) Posteriormente eh be gli altri suoi Vescovi , l’ultimo dc’ quali fu Monsignor Fr. Giacinto-Maria Barberio, che cessò di vivere il giorno primo gennaro dell‘anno 1798. Dopo la morte di lui l’ Arcidiacono D. Filippo Cassini fu eletto a Vicario Capitolare e governolla insino all’ anno 1818, nel quale per effetto della Costituzione pontificia di Papa Pio VII , che comincia Dc Utiliori, soppressa la Cattedra Bitettese, quella Chiesa e quella Diocesi furono perpetuamente incorporate alla nostra di Bari, e prima di allora in poi son rimaste , come sono tuttavia nella piena dipendenza della nostra Sede Arcivescovile, de’ nostri sacri Pastori.(8)

    La Chiesa di Bitetto è intitolata all’ Arcangelo S. Michele , eh’ e il Protettore della città: insino all’anno 1552 fu servita da un Collegio di trentatre Canonici; ma Ludovico Seristori , che a tal’ epoca reggeva quella Sede, lo ridusse a venti, come si è mantenuto insino al presente.

    In tale numero sono comprese quattro Dignità, e due Officî, cioè l’ Arcidiacono , l’ Arciprete, due ‘Primicerî , il Penitenziere, ed il Teo logo. Al Collegio è annesso un Clero ricettizio numerato di otto Partecipanti detti Manzionari (9).

    Questa Chiesa trovasi fornita a dovizia di Reliquie di Santi, delle quali si ha lungo catalogo nell’ Archivio capitolare; tra esse sono da no tarsi i Corpi interi de’ Martiri S. Olimpio , e S. Aurelio. Il fabbricato della Chiesa matrice, comunque del secolo decimoquarto, fu in origine di gotica architettura, ma col tempo è andato soggetto a varie riforme , l’ultima delle quali è avvenuta sotto gli auspici dell’odierno Arcivescovo come notammo alla pag. 510 (10). La prospettiva della Chiesa medesima è ammirata come modello di eleganza e di proporzione ne’ lavori della specie. Questo sacro Tempio fu consacrato da Giulio Mattei Vescovo Bitettese a 10 ottobre dell’anno 1613 (11).

    Alla medesima Chiesa sono annessi i due Cappelloni delle Congreghe del Monte del Purgatorio e del Santissimo Sacramento.

    La Cappella del pio Monte fu eretta fin dall’ anno 1534 , e la Congrega detta del Purgatorio ebbe origine un secolo dopo. Questo pio stabilimento e ricco di rendite , che annualmente ascendono a ducati due mila e settecento cir ca. Per effetto di un Legato del Primicerio Locarro ha l’obbligo di un cert0 numero di messe , di sei maritaggi annuali di ducati venticinque 1‘ uno a favore delle donzelle povere ed oneste della città, e di diverse altre opere pie, come ricavasi dall’atto rogato nell’anno 1684 dal nota ro Nunzio Caradonna. Altri due maritaggi annuali della stessa somma, ed a pro delle donzelle medesime deve fare il pio luogo per adempire allegato fatto dal Canonico Schiralli col suo testamento del 17 maggio 1731, che conservasi nella scheda del notajo Nicola-Santo Carene di Bitritto.

    Dal lato opposto della Chiesa e dirimpetto a quello del Purgatorio evvi l’altro Cappellone detto del Santissimo nel quale funziona la Confraternita nota sotto la stessa invocazione , la quale ebbe origine nel 1540 , ma le sue regole furono munite di Regio Assenso a 20 giugno dell’ anno 1767. E ricca di annue entrate per la somma di circa mille e settecento ducati, che si erogano annualmente per lo mantenimento del culto del Cappellone, per tutte le sacre funzioni quotidiane, mensili, ed annuali relative all’Augustissimo Sacramento, e per lo decente accompagnamento del Santissimo Viatico agl’ infermi (12).

    Nella stessa Chiesa matrice e dietro l’accennato Cappellone del Purgatorio evvi una Cappella, che appartiene alla Congrega detta della Pietà , o de’ Bianchi, la più antica fra tutte le altre Confraternite della città : ma le sue Regole non furono vallate di Regio Assenso , che a 27 gennaio dell’anno 1794.

    La corporazione è formata di soli ecclesiastici, e gode di tutti i privilegi concessi alle Congreghe consimili di Taranto e di Napoli. Ha una rendita di trecento sessanta ducati circa, su la quale gravitano cinque maritaggi annuali a pro delle donzelle povere, orfano ed oneste della città, il rimanente delle rendite, giusta le Regole uniformi alla volontà de’ benefattori, debbesi erogare in soccorsi a’ poveri infermi , ed a’ contadini , i quali in tempo di pioggia , o di neve mancassero di mezzi di sussistenza. Oltre delle tre Congreghe sopraccennate sono vene in Bitetto altre quattro note sotto la invocazione della Maddalena , di San Rocco , del Rosario , e della Madonna degli Angeli , tutte munite di Regole con Regio Assenso (13). Le due prime si radunano , ed eseguono le pratiche di religione e di pietà nelle rispettive Cappelle , la terza nella Chiesa del soppresso Convento de‘ Domenicani, e la quarta in quella del Convento de’ Minori Riformati. Per l’ amministrazione delle poche rendite , che posseggono queste Congreghe dipendono dal Consiglio Generale di Beneficenza , come ne dipendono, le altre della Pietà, del Purgatorio, e del Santissimo: quella di San Rocco, che nulla possiede, ne dipende per la sola parte disciplinare a norma de’ regolamenti in vigore. Di tempo in tempo furono ammesse in Bitetto tre famiglie religiose, cioè quella de’ Domenicani, l’altra de’ Minori Conventuali , e la terza de’ Minori Riformati di San Francesco. Le due prime furono soppresse per effetto del decreto del 7 agosto 1809 , ed i beni furono poi assegnati a diversi Monasteri di Monache della Capitale. Il terzo, che in origine fu abitato da’ Minori Osservanti , nel 1625 fu concesso a’ Minori lì riformati, che vi sono rimasti insino al presente, serbandovi sempre condotta esemplare ed uniforme alla religiosa osservanza. La Chiesa del Convento è uno de’ Santuari della Provincia noto sotto la invocazione del Beato Giacomo da Bitetto , le di cui sante Reliquie sono tenute in somma venerazione tanto da’ cittadini che da’ forastieri, che per divozione lo visitano frequentemente.

    Bravi pure in Bitetto un Monastero di Monache sotto la invocazione e regola di S. Chiara, fondato ne’ primi anni del secolo decimosettimo. Per difetto di numero di Suore fu soppresso ne’ primi anni di questo secolo , ed i beni dello stesso ebbero la destinazione medesima di quelli de’ sopraccennati Conventi de’ Domenicani e de’ Conventuali.

    Della Chiesa del Monastero ne prende cura un Canonico della Collegiata destinatovi dall’ Ordinario , il quale la tiene aperta al culto , e vi esegue le sacre funzioni coadiuvato dalle oblazioni de’ fedeli. oltre delle Chiese e Cappelle finora denotate evvi l’altra de’ soppressi Conventuali, di cui ha cura un Canonico, che annualmente viene eletto dal Capitolo. In contiguità di questa Chiesa a spese del comune, si sta fabbricando il pubblico Cimitero e si spera fra pochi altri anni di vederlo menate a fine. Fuori dell’abitato di Bitetto, e nelle vicinanze del Convento de’Riformati vi è una Cappella chiamata La Benedetta: dessa appartiene al Capitolo , dal quale ogni anno si destina dal suo grembo un Deputato per mantenervi il culto ne’ giorni stabiliti dai delegati fatti da diversi benefattori. In fine è degna di essere ricordata un’altra Cappella , nota negli antichi tempi sotto la invocazione di S. Lucia V. e M. e poi sotto l’altra di Mater Domini , com’è chiamata al presente. Sita a distanza di poco meno di un miglio dall’ abitato in un podere della soppressa mensa vescovile nella contrada Chiusura. Deve la sua origine al Vescovo Ludovico Scristori , il quale incominciò ad edificarla nel 1584; il suo suessore Monsignor Arenio ne continuò l’ opera , che poi fu perfeziona ta da Monsignor Muto (16). Ne prende cura un’ ecclesiastico destinatovi dall’ Arcivescovo; è frequentata da’ divoti , tanto bitettesi, che de’ paesi circostanti, segnatamente nel martedì della Pasqua di Resurrezione in cui vi si celebra una festicciuola. Chiuderemo questo paragrafo col rammentare, che oltre dei maritaggi annuali, che sono a carico de’ pii stabilimenti della Pietà, e del Pur gatorio , altri due del valore di ducati ventidue, e grana. cinquanta de ve sorteggiarnc il Capitolo nel di 15 agosto di ciascun anno a favore delle donzelle orfano povere ed oneste della città , e ciò per un legato fatto da Giovan-Donato Travagliuolo per atto di notar Pietro Michiello del 22 dicembre 4665 — Lo stesso Capitolo ha pure il carico di pagare annualmente la somma di trenta ducati ad uno, o più medici per curare gratuitamente gl’infcrmi poveri della città; e ciò per la pia disposizione del canonico D. Nicolantonio Giannini del 14 settembre 1736 per il notajo Giacinto Pesce. Finalmente all’ Arcidiacono della Collegiata è affidata l’amministrazione del così detto Monte della Zoccona , e dell” annua rendita di ventiquattro ducati l’amministratore deve vestire i miserabili cittadini bitettesi, come fu disposto dalla pia bene fattrice D. Silvia Fontanella con atto rogato dal notaro Giambattista de Angelis de 4 marzo 1678. A corona delle opere di beneficenza, di cui abbonda la città di Bitetto , ricorderemo i due maritaggi, ciascuno di annui ducati quindici, istituiti fin dall’anno 1825 dalli odierno Arcivescovo Clary a favore del le donzelle povere ed oneste della città istcssa, e che si sono sorteggiato, e si sorteggiano nel giorno otto dicembre sacro alla immacolata concezione della a. v. n. Questa pia istituzione, comunque temporanea, perché finirà con la vita del benefattore, merita di essere rammentata, ed a testimonio della beneficenza del Prelato, ed anche per alimentare la speranza, che possa essere continuata dagli Arcivescovi che verranno appresso

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    NOTE :

    (1) Anno MXI. Hoc anno rebellavlt Longobardia cum Male ad ipsum Curcua mense Majo, IX die intrante. Et fecerunt bellum in betete: – Così nel CHRONICON BARENSE- Quel BETETE è appunto il nostro Bitetto, come notò il Pellegrino al T. IV. Hist Princip. Langobardor, e come meglio spiegò il P. Di-Meo ne’ suoi Annali Critico-Diplomatici sotto l’anno 1010 n. a.
    (2) Per Guglielmo il Malo, vedi Romualdo Salernitano, per Corrado vedi i Diurnali di Matteo Spinelli da Giovinazzo, e per gli Ungari vedi il Gravina De Rebus in Apulia gestis presso il Muratori nel T. XII. Rer. Italic. Scriptor.
    (5) Il notajo Antonio de Iulianis di Bitetto, il quale visse circa quell’ epoca, registrò ne’ suoi Protocolli degli anni 1482, e 1505 i funesti effetti del pestifero morbo, che nel primo anno tolse a’ viventi 149 individui, e nel secondo 1100.
    (4) Di ciò si ha memoria nella Iscrizione da noi riferita alla pag. 556. Su di che la futura memoria soggiungeremo in questo luogo che lo stipendio di centottanta ducati, che si corrisponde annualmente all’unico professore della Scuola secondaria è a carico de’ pii Stabilimenti locali detti della Pietà, del Purgatorio e del Santissimo, de’ quali si parlerà a suo luogo.
    (5) Vedi la Bolla che comincia Convenit Apostolico moderamince da noi riferita alla pag. 103. n.
    (6) Vedi la pag. 142. n. (5).
    (7) Monsignor Caprini chiuse gli occhi alla luce a 20 aprile dell’anno 1729: a 61 luglio dello stesso anno gli successe Monsignor Lazzaro Sangiovanni, il quale resse quella Chiesa insino al 5 ottobre 1736, in cui fini di essere mortale – A 19 novembre dello stesso anno ebbe a successore Monsignor Franco da Seminara, il quale fu poi trasferito alla Sede di Nicotera a 10 maggio 1745, e nello stesso giorno fa traslocato a quella di Bitetto Monsignor Angelo-Maria Marculli di Gravina Vescovo di Civita-ducale, che governolla insino al di 6 ottobre 1770 in cui fini di vivere. Monsignor Giacinto Maria Barberio da San Germano fu poco dopo assunto alla Cattedra Bitettese, e la resse insino al di primo dell’anno 1798 in cui chiuse gli occhi alla luce , ed in lui finì la serie de’ Vescovi di quella Chiesa. ‘
    (8) Vedi la Bolla De Utiliorl nella P. 11. pag. 19 e seguenti della Collezione degli Atti del Concordato dell’anno 1818. L’ Arcivescovo Coppola, che a quell’epoca reggeva la nostra Chiesa, prese possesso della soppressa Diocesi di Bitetto a 15 novembre dello stesso anno 1818 , come ricavasi dalle memorie che si conservano nell’ Archivio della nostra Curia, ed anche da un’ atto inserito nel Protocollo dell’anno seguente del notaio Antonio Abruzzese.
    (9) Ecco il tenore del Reale Rescritto, col quale fu approvato il Piano de’ Titoli di sacra Ordinazione per la Chiesa di Bitetto.
    =» Ministero e Real Segreteria di Stato degli Affari Ecclesiastici = 2° Dipartimento __ =N.° 2097; =Illustrissimo e Reverendissimo Signore-Ho rassegnato a S. M. il Piano dei titoli di Sagre Ordinazioni, da V. S. illustrissima e Reverendissima rimessomi con rapporto del di 7 luglio scorso , pel Clero Ricettizio annesso all’ ex Cattedrale, ora Collegiata di Bitetto. E la M. S. in veduta del parere dato all’oggetto dalla Commissione de’ Vescovi, si è degnata nel Consiglio ordinario di Stato del di 15 corrente mese, di approvare il Piano suddetto: ordinando, a tale effetto, che la rendita netta di ducati 2407 : 25 si divida cioè, ducati 1900 ai » venti Canonici , incluse le Dignità, Teologo, Penitenziere, e Curato a ragione di annui ducati 90 per ciascuno, da formar le veci di porzioni maggiori, oltre delle prebende de’ particolari.
    Al Canonico Curato, oltre della porzione come Canonico, e della prebenda particolare, altri ducati 80 dippiù dalla rendita della Massa comune. Ai due Canonici Vice-parrochi oltre alla porzione come Canonici e prebenda, altri ducati 20, per ciascuno dalla Massa comune. Ducati 480 per otto Porzioni Minori ciascuna di ducati 60 per i preti della ricettizia. L’ avanzo in ducati 7. 25 sarà, secondo la regola generale, diviso alla fine dell’anno tra i partecipanti, oppure addetto alla Chiesa a disposizione dell’Ordinario. Ha nello stesso tempo S. M. determinato, che tanto la presente Sovrana Risoluzione, che le altre contenute nelle Reali istruzioni de 18 Novembre 1822 debbano far parte degli Statuti della mentovata Chiesa, qualora li abbia, e sieno muniti di Regio Assenso, nel primo casa V. S. lllustrissima e Reverendissima di accordo col Clero debba formare gli statuti e rimetterli in questo Ministero e Real Segreteria di Stato degli Affari Ecclesiastici di mio carico per impartirvisi l’indicato Regio A5senso, e nel secondo caso debba mandare nello stesso Ministero gli antichi Statuti per interporvisi il medesimo Regio Assenso – Partecipo tutto ciò nel Real Nome a V. S. lllustrissima e Reverendissìma, per sua intelligenza, e per lo corrispondente adempimento: Napoli 19 Dicembre 1829 =
    Il Marchese Tommasi = Monsignor Arcivescovo di Bari
    (10) Da remotissime tradizioni si ha che l’antica Chiesa Cattedrale di Bitetto intitolata a San Marco era distante due miglia dalla città in via di Bitritto: che posteriormente sia stata trasferita nella Chiesa della ancor oggi S. Maria Veterana; che poscia fu Grancia de’ Vescovi, e da essi data ai Frati Conventuali. È certo poi che il Vescovo Giacomo Buoncore nostro concittadino, da noi cennato alla pag. 625, diè mano alla edificazione della nuova Cattedrale nel sito ove attualmente si trova. Infatti sull’architrava della porta maggiore leggesi a tal proposito la seguente iscrizione ANNO DNI MCCCXXXV HAEC ECCLESIA EST COSTRUI PER MRUM LILLUM BARULO
    L’epoca coincide col governo del Prelato Buonocore, il quale resse la Chiesa Bitettese dall’anno 13a8 insino all’ anno 1556, e lo stemma di Lui apposto tanto sula porta maggiore, che sull’altra detta del Rovescio, contestano come l’edifizio sia stato innalzato a sue spese. Il Vescovo Gaspare Toraldo da Tropea verso la fine del secolo decimosettimo vi aggiunse la Sagre stia per comodo del Capitolo, e ne’ primi anni del decimottavo furono eseguite le volte delle due navi laterali a spese di Monsignor Gioacchino-Francesco Caprini, com’è contesta to dallo stemma di sua famiglia posto in ambedue le volte, e dalla seguente iscrizione.

    HAEC ANTISTES CAPRINUS DUO TECTA REFECIT AT DOMINI DECUS ET SANCTI MICHAELIS ONOREM

    Il Vescovo Francesco Franco da Seminara promosse l’ampliazione del sacro Tempio , e concorse col Capitolo alla costruzione di un nuovo Coro con cupola, di che fa fede la iscrizione , che siegue.

    FRJNCISCO FRANCO
    BITECTENSI EPISCOPO
    QUOD
    REBUS PLURIMIS ELEGANTES GESTIS
    TEMPLUM AMPLIARI, LIARAM EXORNARI
    ET IMPENDIUN QUINGENTIS AUREIS
    AERB SUO EROGARI CURAVIT
    CANONICORUM COETUS ANIMI ERGO
    MONUMENTUM! HOC CUDIT
    SALUTIS ANNO MDCCXXXXV.

    Dopo la metà del secolo passato il Vescovo Angelo-Maria Marculli da Gravina a sue spese fece lavorare di Scelti marmi il magnifico altare maggiore, che anche oggi si ammira, ed il Capitolo in segno di gratitudine volle perpetuare la memoria di questo beneficio con la seguente iscrizione, che fu incastrata in uno de’ pilastri della cupola.

    F. ANGELO-MARIAE MARCULLI
    BITECTENSI EPISCOPO
    CUOD
    POST HOMINUM MEMORIAM
    D. 0. M.
    CUI LUBENS SEMPER REDDIDIT QUOD
    ACCEPIT
    HARAM HANC EX MARMORE SUO SUMPTU
    VENUSTE EXCITARI CURAVIT
    CANONICORUM COLLEGIUM
    HOC GRATI ANIMI INDICIUM
    POSTERITATI COMMENDAVIT
    ANNO INCARNATIONIS DOMINICAE
    CIOIOCCLX

    (11) Di quesTa sacra cerimonia se ne ha certa memoria nell’archivio della Chiesa di Bitetto, e viene contestata dalla iscrizione posta sulla parte esterna della porta maggiore concepita così.

    D. O. M. IULIUS MATTHEUS A MONTE S. SABINI TUSCUS
    U.I.D. ET APOSTOLICAE SEDIS GRATIA EPISCOPUS BITECTI
    TEMPLU HOC IN HONOREM DEI ET B. MICHAELIS ARCHANGELI CONSEGRAVIT
    ANNO DOMINI 1613
    DIE DECIMA OCTOBRIS.

    (12) Dell’ epoca nella quale fu edificato questo Cappellone se ne ha memoria in una lapide sottoposta alla finestra dello stesso dalla parte esterna che guarda la piazza, nella quale si legge
    D. O. M.
    COMPREESORUM BEATITUDINI
    VIATORUN FORTITUDINI AC CIBO
    NOVUM HOC DELUBRUM
    CELSO ORNATOQUE FORNICE
    AD EJUS PERENNE DECUS
    AERE SODALITIO
    PIA HADEC SOLIDITAS POSIIT.
    MDCCXLIV.

    (13) Su le Regole della Congrega della Madonna degli Angeli fu impartito il Regio Assenso a 9 Ottobre 1776; a quelle del Rosario, e della Maddalena nell’anno 1777, ed in fine a quelle del Purgatorio a 24 agosto 1780.
    (14) Questo gran Servo di Dio nacque in Zara città della Dalmazia ne’ primi anni del secolo decimo quinto, e condotto nella nostra Puglia da’ Frati Bossinesi de’ MM. 00., o come altri vuole da mercadanti suoi concittadini, recossi in Bitetto; ivi fermò sua stanza, ivi indossò le sacre lane del Patriarca di Assisi, ed ivi da laico professò i voti religiosi. Menù vita austera e penitente tanto nel Convento di Bitetto, che negli altri di Cassano, e di Conversano, ne’ quali per tempo notabile fece dimora; ed erano così eminenti le sue virtù che ancor vivente era tenuto in concetto di santità: a 27 aprile dell’anno 1485 chiuse gli occhi nella pace del Signore in Bitetto, ed il suo cadavere fu tumulato nella Chiesa del Convento – Essendo in vita ebbe il dono delle profezie; ed è un notorio in quella città che l’ampia strada che dalla stessa mena al Convento sia stata costruita per ordine ed a spese di un Andrea-Matteo Acquaviva feudatario di Bitetto grato e riconoscente al Servo di Dio, il quale gli predisse una felice avventura nel l’atto ch’ei temeva la avversa. Nell’anno 1505, nel darsi sepoltura ad un Frate, il suo cadavere fu trovato incorotto, flessibile, e traspirante una fraganza che sentivasi per, tutto il Convento. Ciò diede luogo a concorso di numeroso popolo, il quale memore della Vita penitente e santa di lui, ad una voce proclamollo Beato, e ne collocò il corpo su l’ altare allora del Battista, ora di San Francesco. E tutto ciò avveniva sotto gli occhi, e senza contradizione di Monsignor Vincenzo Pistacchio allora Vescovo di Bitetto: ed i Prelati che vennero appreso che furono un Cosmo Pistacchio, un Lorenzo Seristori, un Giovanni Salviati, ed un Ludovico Seristori, non contradissero nè rivocarono il culto e venerazione, che pubblicamente prestavansi dalla città di Bitetto alle sacre Reliquie del Beato. Il solo Vescovo Cesare Arenio, dopo decorsi più di ottantanni, ordinò che quelle fussero rimosse dall’ altare; ma ben tosto, avendo egli medesimo sperimentato l’efficacia di quel gran Servo di Dio, le restituì alla pubblica venerazione, che d’allora in poi l’è stata costantemente prestata, e tuttavia le si presta tanto dal popolo di Bitetto, che da que’de’ paesi e delle provincie limitrofe. Al Vescovo Bitettese Francesco-Onofrio Odier un circa la fine del secolo decimosettimo fu commesso da Roma di fabbricare il processo sul culto che per tre secoli diceasi prestato al Corpo veneranda del Beato; sù di che il Prelato raccolte le pruove sentenziò per l’affermativa; e tale sentenza fu poi confermata con decreto della Sacra Congregazione de’ Riti del di 7 maggio 1701; e con altro decreto del 23 aprile 1749 a petizione del Vescovo Bitettese Marculli, del Clero , e de’ Religiosi la stessa Sacra Congregazione concesse la Messa e l’Uflizio proprio del Beato sotto il rito doppio per la città, e per la diocesi allora esistente. Con che si accrebbe il fervore della divozione verso il gran Servo di Dio, cosicché come or ora dicevamo la Chiesa del Convento è da dirsi un vero Santuario e per la gran quantità de’ fedeli, che giornalmente vi concorre, e per la frequenza con cui la maggior parte di essi si monda delle proprie colpe, e vi si ciba del Pane degli Angeli, ed infine per la nitidezza e decenza con cui i Religiosi si studiano di mantenere quel sacro Tempio.

    (15) Nella Chiesa del soppresso Monastero delle Chiariste esiste tuttavia la iscrizione, che ne ricorda la fondazione , ed è così concepita.

    D. O. M.
    10. ANTONIUS CEFALUS CIVIS BITECTI
    COENOBIUM HOC SANCTIMONIALIUM CLARAE
    EX TESTAMENTO HAEREDEM RELICTUM FUNDAVIT
    DOTAVIT, ET ERIGI ORDINAVIT
    ANNO SALUTIS 1598 DIE VERO 14. M. ARPILIS
    JULIUS MATTHEUS A MONTE S. SABINI TUSCUS
    EPISCOPUS BITECTI
    ET FRANCISCUS-ANTONIUS VULPIUS
    EXECUTORES
    COSTRUERUNT, ET COSTRUI CURAVERUNT
    AN. SAL. 1616 DIE VERO 4 8BRIS

    (|6) In Compruova di quanto si è detto circa la Cappella di MATERDOMINI inseriamo in questa nota le iscrizioni posteri da tre Prelati Seristori , Arenio, e Muto.
    Per il primo è la seguente:
    LUDOVICUS EPUS BITECTEN SERISTORIUS FLORENTINUSHOC OPUS FIERI FECIT A.D. 1584
    Per lo secondo è così concepita:
    CAESAR PATRINIUS LUCENSIS U.I D. EPISCOPUS BITECTEM A.D. 1596.
    Alla Cappella questo Prelato aggiunse una ristretta ma comoda Casa di Campagna, per uso de’ Vescovi, i quali in certi tempi dell’anno vi andavano a diporto. –

    E per lo terzo è la seguente.
    D.O.M.

    VALERIANUS MUTUS EPISCOPUS SERISTORIUS BITECTEN ECCLESIAM A LUDOVICO SERISTOROEPISCOPO INCOHATAM, EJUSQUE FORNICE LUSTRIS PLURIBUS APERTAM PROPRIA IMPENSA MULTO-RUMQUE APPLICATIONIBUS PERFECIT A.S. 1603.

    Come per gli altri luoghi finora descritti, così noteremo anche per questa città quei soggetti, che l’hanno di tempo in tempo illustrata, o per bontà e santità di vita, o per cariche e dignità sostenute, con produzioni scientifiche e letterarie. E per la prima classe dovremmo innanzi tutti notare il B. Giacomo da Bitetto; ma di questo gran Servo di Dio abbiamo parlato lungamente nella precedente nota (14). Quindi rammenteremo fra gli altri un P. Francesco-Paolo de Nicolò ovvero Nicolai Gesuita, il quale vittima della sua carità mori santamente in Chieti, servendo gli appestati nel 1656, come si ha dal P. Nadasi nelle Giunte all’Allegambe.

    Ricorderemo pure un P. Fr. Michelangelo da Bitetto de’ Minori Riformati, il quale dopo lunga vita mortificata e penitente con odor di santità cessò di vivere nel Convento di Francavilla verso l’anno 1699, come registrò nella sua Cronaca il P. Lama. E. della seconda categoria illustrarono la città di Bitetto un Marino Scicutella, il quale verso la fine del secolo decimoterzo fu creato Vescovo della sua patria da Papa Bonifacio VIII. Ed alla dignità episcopale furono pure innalzati altri cittadini Bitettesi come sarebbero un Gio. Battista Volpi nominato prima alla Sede di Sansovero, e poscia a quella di Ruvo, che governo insino all’anno 1665: un Francesco-Paolo de Nicolò ovvero Nicolai pria Prevosto di Canosa, poscia Vescovo di Capaccio, ed in fine Arcivescovo di Conza , alla quale Chiesa egli rinunziò a favore di Giuseppe Nicolai suo Nipote anche nativo di Bitetto. Noi abbiamo riportato il primo di questi due Prelati tra gli Uomini lllustri di questa nostra Città, perché, come nottammo alla pag. 623, da Canonico del nostro Duomo egli fu assunto alla Prepositura di Canosa.

    Del secondo diremo qualche cosa allorché tratteremo di Canneto, si perché fu egli innalzato alla dignità Arcivescovile dopo che la sua famiglia era addivenuta feudataria di quella terra , ed anche perché avremo la occasione di riferire una Iscrizione , la quale narra le sue gesta, e le sue virtù nell’esercizio del sacro ministero. Si vorrebbe qualificare anche per cittadino bitettese, un Carlo Arcamone, che fu Vescovo pria di Venafro, e poi dello stesso Bitetto, e ciò perché ebbe i natali in quella città: noi per altro alla pag. 626 lo notammo fra’ Baresi, “perché discendente da nobile famiglia stabilita in Bari, comunque feudataria di Bitetto.

    Si vorrebbe riguardare anche come cittadino bitettese un Girolamo Volpi Arcivescovo di Neocesarea da noi già notato alla pag. 694 tra que’ di Bari, perché all’ epoca in cui nacque, la sua famiglia erasi trasferita nella nostra città , ed era stata ascritta alla nobiltà barese, come notammo alla pag. 672. Infine son da dirsi personaggi illustri, de’ quali ha ragione di gloriursi Bitetto, un Francesco ed un Ottavio de Nicolò ovvero Nicolai, l primo Uffiziale distinto negli Eserciti di Filippo Il. Re delle Spagne e nostro, e l’altro creato Vice-Ammiraglio pe’ segnalati servigi resi sotto il comando di D. Giovanni di Austria. E finalmente non sono da tacersi i nomi di altri individui , che si distinsero fra’ naturali di ‘Bitetto con diverse produzioni scientifiche e letterarie: tra essi fiorirono nel secolo decimosettimo un Girolamo ed un Giacinto Fontanella, un Antonio Volpi, un Berardino Pugliesi, un Giovannantonio, ed una Teresa Nicolò Ovvero Nicolai; e nel decimottavo un Giuseppe Volpi, un P. Domenico Fontanella, ed un Riccardo Jacovielli. Il primo de’ Fontanella in elegante poeta, ed i suoi versi furono stampati in Napolì nel 1645; ed il secondo, oltre della poesia , coltivò pure con successo l’eloquenza del pergamo, e scrisse diversi opuscoli, che non videro la luce: di esso fece onorata menzione il P. Lama. E del primo Volpi, il quale fu Magistrato Caporuota nelle Regie Udienze provinciali, si hanno le Resolutioncs Morales quotidianae in utroque jure stampate in Roma nell’anno |670. Quest’ Opera comunque, dedicata a Papa Clemente X., fu poi colpita da censura per ‘qualche opinione in materia di Voto non consentanea alla dottrina ortodossa. Ci astenghiamo di parlare del secondo Volpi avendone già favellato diffusamente alla pag. 672 , cui rimandiamo chi legge-

    Il Pugliesi valente professore di Filosofia e di Teologia, fu dapprima benefiziato nella Real Basilica di S. Nicola di questa città, e poscia fu Penitenziere della Cattedrale di Ascoli in Puglia: scrisse un opera nell’idioma spagnuolo su le lodi del glorioso Vescovo e Martire San Gennaro Protettore della città e regno di Napoli; di essa abbiamo avuto sotto gli occhi la seconda edizione, che nell’anno 1686 ne fu fatta in Lecce co’ tipi di Pietro Michieli. Lasciò altre opere mss. che si conservano nella Biblioteca del nostro amico (D’Addosio – Di Giovannantonio de Nicolò o Nicolai diremo come egli ebbe familiari le muse, ed è da lamentare che diversi suoi componimenti poetici applauditi du’ contemporunei non furono pubblicati per le stampe – Diremo poi di Teresa Nicolai, che fu donna assai erudita, e dilettossi molto di poesia, i suoi versi furono apprezzati tanto che le fecero meritare un posto nell’ Arcadia di Roma col nome di Liori Tersilia, come si ha dal Crescimbeni , e dalle Notizie storico-legali di Agostino Paradisi: Costei fu madre del sopracennato Giuseppe Volpi. ll P. Fontanella dell’ordine de’ Predicatori fu Teologo ed Oratore di molta voglia: scrisse diversi Panegirici ed altre Orazioni sacre, che furono pubblicate per le stampe in Napoli da diversi tipografi. In fine ricorderemo con lode un Riccardo Jacovielli, Penitenziere e Prefetto delle Cerimonie della maggior Chiesa della sua patria: costui raccolse molte notizie intorno a quella città, corresse ed ampliò la serie de’ Pastori bitettesi , e la protrasse insino all’anno 1772, che fu il secondo di Monsignor Fr. Giacinto Maria Barberio ultimo Vescovo di quella Sede.

    Questo lavoro, che non manca di pregi, rimase inedito, e come abbiamo notato altrove, autografo si conserva in Bitetto da’ suoi congiunti, presso de’ quali si hanno pure altri zibaldoni su le genealogie delle famiglie bitettesi, su diversi benefizî, legati pii, ed altre istituzioni di quella città.’ Anche nella Biblioteca del nostro amico d’ Addosio si conservano talune carte autografe dello stesso lacovielli.

    …………….omissis………………………
    NOTA:

    Riproposizione del dianzi descritto stralcio, si ribadisce, a cura del socio “magg. Donato OCCHIOGROSSO.”

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